domenica 30 dicembre 2007

Quelli che malpensano

Quindi pare proprio che sara Air France ad aggiudicarsi Alitalia. Il piano industriale presentato dai francesi, di cui ancora non si conoscono i termini, ha convinto anche il governo dopo il cda della compagnia.
E come era ovvio, è scoppiato un gran casino!
Avevano cominciato i sindacati, esprimendo preoccupazione a più riprese, ha continuato Formigoni, in un escalation di dichiarazioni, per finire con Bossi che annuncia addirittura movimentazioni di piazza.
Lasciando perdere il solito e frusto discorso della salvaguardia dell'italianità delle aziende - che nasconde dietro un paravento patriottico il tipico atteggiamento italico-mafiosetto di tenere tutti gli affari in "famiglia" - ciò che è veramente assurdo di tutta la questione è la difesa a spada tratta di quell'aberrazione logica e logistica che è l'aeroporto di Malpensa.

Malpensa è scomodo: 40Km da Milano, a cui è stata collegata solo in seguito da un trenino che comunque impiega 40 minuti dalla stazione Cadorna. Sia i milanesi che i torinesi preferiscono servirsi dei rispettivi aeroporti, Linate e Caselle, per poi raggiungere hub europei e da lì, altre destinazioni. Più che di Milano è l'aeroporto di Varese.
Malpensa è progettato male: per un aeroporto terminato meno di 10 anni fa le anomalie che Malpensa presenta in confronto ai documenti internazionali sulla progettazione di aeroporti sono quasi da record. Le due piste sono troppo vicine rendendo impossibile utilizzarle simultaneamente per decolli o atterraggi. Per raggiungere il piazzale di parcheggio dalla pista più esterna, o viceversa, gli aerei devono forzatamente attraversare l'altra pista. Una condizione potenzialmente pericolosa ad ogni passaggio ("ma tanto ci sono i controllori. Che controllassero." direbbe quella fine mente del presidente Enac, Riggio). Le rotte di partenza e arrivo sono ingombrate più del dovuto dagli edifici dei paesini limitrofi.
Malpensa è un invenzione politica: ora come ora tutto il traffico che vola su Malpensa ci vola unicamente perchè spostato arbitrariamente da Roma, o perchè non gli permettono di andare a Linate, o perchè è traffico di collegamento da altri scali nazionali ai voli delle due categorie precedenti. Il progetto Malpensa 2000 e il riordinamento delle rotte Alitalia sotto la perdente filosofia dei 2 hub sono nate sotto una matrice di mero campanilismo politico. Per l'Alitalia il trasferimento coatto di voli e personale al nord è stato un ulteriore salasso nella già non rosea condizione finanziaria (Altro che soldi del Nord per Alitalia, caro senatùr, sono stati i soldi di tutti per il nord, come sempre).


Qualunque persona sana di mente riporterebbe il centro delle operazioni Alitalia a Fiumicino, com'era un tempo. Ed è probabilmente quello che farà Air France che è sicuramente più libera da influenze politiche che il tandem Airone-banche.
E invece i sindacati e gli eroi del Nord non sono d'accordo.

Perchè? Mi viene da pensare per il medesimo campanilismo politico che ha creato l'anomalia innanzitutto. Altrimenti per quale altro motivo il ricco, produttivo e lavoratore Nord si abbasserebbe a chiedere assistenza allo Stato come una qualsivoglia regione del mezzogiorno? Malpensa deve imparare a camminare con le proprie gambe come fanno da tempo tanti altri scali italiani che si trovano lontani dai pensieri della politica e vicini alle esigenze dei passeggeri.
Una soluzione semplice e rapida potrebbe essere trasformarlo in uno snodo low cost. Quale motivo migliore per andare a Malpensa che non per prendere un aereo a prezzi stracciati? La RyanAir l'aveva capito e qualche mese fa aveva offerto un miliardo di euro da investirci sopra.
Che fine ha fatto quell'idea?
Chi dice di avere a cuore le sorti di Malpensa farebbe bene a fare uno squillo al signor O'Leary, invece di sbraitare cose senza senso in TV.

giovedì 27 dicembre 2007

Sei siti di separazione reprise

Il post precedente può sembrare avere un finale incollato alla bene e meglio. Effettivamente stavo per aggiungerci la parte che scriverò qui, poi ho pensato che sarebbe stato meglio averne due più piccoli e, soprattutto, me ne morivo dalla voglia di citare quella frase del mio coinquilino che adoro (la frase, il coinquilino ha i suoi momenti). Se invece il post precedente vi è sembrato che non facesse una grinza e di lettura scorrevole, allora va bene così e potete considerare il periodo di sopra come un vaneggiamento indotto dall'inalazione di trielina.
Comunque, sulla base della riflessione che il recente successo di Blog e Social Network se non ha messo in vetrina chiunque conoscessi ne ha quantomeno esposti parecchi, mi sono concesso una spregiudicata sperimentazione. Vado su Google, digito con cura il nick della persona, premo Invio, et voilà! Il blog della mia ex^2.
Non resisto. Clicco ancora e comincio a curiosare.
E' aggiornato abbastanza regolarmente, layout carino e sobrio, scrive di varie cose in prima persona con una certa verve, tra le quali musica e videogiochi che erano due delle passioni che condividevamo, ed è pieno di foto.
Molto mi conferma di cose che già sapevo da amici comuni: si è sposata e vive negli USA. Vedo anche il marito, un ragazzotto di colore dalla faccia simpatica. Io non vengo mai nominato. Tracce di me possono solo ritrovarsi in un vago riferimento ad un "periodo buio di due anni fa". Meglio così. So che c'ha sofferto quando l'ho lasciata, ma malgrado le sue innegabili qualità eravamo incompatibili. Son contento di vedere che se la passa bene.
La cosa buffa, ma neanche tanto, è stato che se non avessi saputo chi fosse, dalla lettura dei post, avrei pensato: ecco una che mi piacerebbe conoscere.
Beh, d'altronde non è che si sta insieme per niente, e tantomeno queste cose scompaiono quando le strade si dividono. Ed è anche altrettanto vero che contano anche altre cose e queste non sempre traspaiono da cose come i post di un blog (tranne per il mio. Sono veramente arguto e adorabile come i suggeriscono i miei post ;) ).

PS: Ripensandoci, una cosa del suo lato "no" traspariva. Il tipo, il marito, aveva dei post dedicati a lui con il suo tag personale. Cioè, una sezione del blog solo per lui, con i post sulle sue gesta, frasi che dice, e così via.
Lusinghiero si, ma messe in un modo da sembrare più "quanto è bello il pupo mio" che una normale ammirazione del partner. Succedeva anche con me, come se non risultassi già abbastanza stupido di mio.

Sei siti di separazione

Trovo sempre divertenti le coincidenze. Alcune poi sono veramente incredibili. Sarà che non credendo nel destino non posso che rimanere stupefatto da ciò che riesce ad accadere a discapito delle infime probabilità che possa realmente farlo.
Una niente male già la vivo sul posto di lavoro, dove la mia collega è risultata essere amica di un amica della ex^2 del mio coinquilino (nonchè amico).
Sulla rete, che ha poi la duplice caratteristica di mettere ogni cosa a disposizione di tutti e di lasciarcela indefinitvamente, la cosa, aumentando di complessità, almeno apparente, diventa ancora più incredibile.
Proprio l'altro giorno, consultando il Forum, su un post leggo un collegamento ad un blog il cui dominio ha un nome che mi suona familiare. Ci clicco sopra, mentre con una certa facilità la mia memoria comincia a recuperare dati su un periodo neanche tanto lontano della mia vita - circa 8 anni fa - i cui dettagli risultano stranamente sepolti sotto tonnellate di polvere. Incomincio a leggere il blog e di pari passo ricomincio a mettere insieme i pezzi. Sarà lui? Non sarà lui? Nome e cognome coincidono, ma il dubbio resta sempre... beh, c'è un modo infallibile: guardiamolo in faccia. Come la maggior parte dei blog odierni che si rispetti c'è un bel collegamento al suo account di Flickr. Ci clicco sopra e zac! Messo di fronte all'informazione visiva, il cervello, con un ultimo bruciante scatto di elaborazione, mi sbatte in faccia tutto il ricordato. E' proprio lui. Un po' inquartato, certo - d'altronde ha la mia stessa età, ma è proprio lui. Guardicchio un po' le foto e mi perdo fuggevolmente a pensare a cosa ci sarebbe di diverso nella mia vita se avessi continuato a frequentarlo. Magari sarei pure io lì in mezzo a qualche foto, probabilmente conoscerei qualcuna di quelle persone, e quelle a loro volta mi avrebbero influenzato chissà in che modo. Intendiamoci, non che fosse il mio migliore amico del tempo, ma ci si sentiva con una certa regolarità su internet, ci si vedeva alle Con, e una volta andai pure ospite a casa sua nella sua città. Chissà poi perchè non ci si è più sentiti. Or ora che scrivo mi sembra di ricordare un suo trasferimento per lavoro a Brescia e poi l'affievolirsi dei contatti sugli spazi comuni che si frequentava. Adesso che ci ripenso, sono parecchie le persone che frequentavo all'epoca e che ora risultano essere poco più che nomi che vengono ogni tanto riportati in superficie da qualche discussione a margine ("Sai chi ho incontrato a Lucca? XYZ." "Ma dai? Come sta?" "Bene, s'è sposato." "Ma pensa un po'..."), e anche lì i motivi dell'allentamento della frequentazione sono più da ricercarsi in un cambiamento di contesti che in qualche screzio o litigio.
Che le amicize e le compagnie cambino è cosa risaputa, ma la capacità della Rete di sbatterti in faccia una persona del tuo passato in tutto lo splendore delle sue ramificazioni telematiche è qualcosa di nuovo. Insomma, capita di incontrare una persona per caso dopo tanto tempo. Nella maggior parte dei casi si scambiano dei convenevoli e poi si torna entrambi nelle nebbie, a volte ci si promette di rivedersi, raramente ci si rivede sul serio si riprende il filo dove lo si era interrotto. Invece così, non solo ci ritroviamo in mano una sorta di bignami della persona - riflessioni, gusti, impressioni, ecc... - in tempi più o meno recenti, ma oltretutto, compiendo un ulteriore passo logico, nell'eventualità che pensassimo di non lasciare più al caso certe scelte potremmo sostituire la difficoltosa ricerca, che era necessaria una volta, con una semplice su Google.
Ma al di fuori di tutto questo: qual'erano le probabilità che si avverasse una coincidenza come quella di sopra? Io credo poche. Eppure cose del genere avvengono con una certa frequenza. Forse ha ragione il mio coinquilino (quello che stava con la tipa che conosceva eccetera eccetera):
"Alla fine le persone saranno pure tante, ma i personaggi giocanti son sempre gli stessi"