lunedì 31 gennaio 2005

Non ho problemi di comunicazione

Un paio di settimane fa sono capitato da Feltrinelli alla galleria Colonna (o galleria Alberto Sordi, come preferite), nel mezzo di un giro nel centro per approfittare dei saldi, ed ho colto la copertina di questo libro in virtù dei suoi colori sgargianti.
Conoscevo già Walter Fontana. Prima per le sue schede a "Mai Dire Gol!" (E la lira s'impenna!), poi anche per la sua prima opera: "L'uomo di Marketing e la variante limone", un libro divertentissimo in cui si seguiva la genesi (in gergo case history) della campagna pubblicitaria di un detersivo al limone mostrando con particolare ironia le assurdità del mondo del lavoro e delle persone che ne fanno parte (Cosa che Fontana conosce bene essendo stato pubblicitario egli stesso).
Così, col parere positivo della precedente lettura e per mantenere la tradizione che vuole che non riesca ad uscire da una libreria/negozio di dischi senza pagare pegno, ho acquistato Non Ho Problemi Di Comunicazione.
Pensavo che l'avrei leggiucchiato qua e là nei giorni successivi, invece, dopo una prima sobria sbirciata la prima sera, l'ho divorato in un paio di giorni. L'ho trovato un libro veramente bello al quale probabilmente non verrà dato giusto merito per la sua vena umoristica.
Questa volta Fontana sceglie la formula del romanzo e ci narra la storia di Marcello, alle prese con il lancio di un megastore di elettrodomestici di un famiglia di piccoli imprenditori lombardi beceri e materialisti. Marcello ha quasi quarant'anni, è disilluso dal suo lavoro e dalla sua vita in generale, si rende conto della futilità di molto che viene fatto e dalle aberrazioni che lo circondano (tutte descritte con caustica ironia), ma è anche incapace di produrre il benchè minimo cambiamento. Vittima, quindi, prima di sè stesso che degli altri, delle sue ossessioni e delle sue nevrosi tipicamente urbane (una delle quali è ricevere interferenze di canali tematici su sè stesso).
Malgrado le situazioni e il personaggio possano sembrare abusati il racconto non è mai scontato. E' sempre divertente, a tratti esilarante, pur offrendo più di uno spunto di riflessione.
Insomma, lo consiglio. :)

domenica 9 gennaio 2005

La Settimana Enigmatica

Entrambi i colleghi con i quali condivido il turno di lavoro sono appassionati di enigmistica. Così non è raro che in giro nel mio posto di lavoro possano trovarsi delle copie del mitico settimanale che da decenni vanta innumerevoli tentativi d'imitazione.

Ho bei ricordi legati alla Settimana Enigmistica. Il mio zio preferito ne era un grande consumatore, e quando andavo a casa sua per giocare a carte avevo l'abitudine di prenderla in mano per unire tutti i puntini da 1 a n (dove 20 <>

Col passare degli anni ho perso il vizio dei puntini e degli spazi per entrare nel tunnel delle "Spigolature", dello "Strano, ma vero!" e del "Non Tutti Sanno Che...". Probabilmente la nozione che un tizio del Nebraska ha avuto il singhiozzo per 12 anni, 3 mesi e 12 giorni non mi sarà d'aiuto nella vita (tranne che a indurmi a farmi passare il singhiozzo il prima possibile con tutti i mezzi a mia disposizione, anche illeciti), ma trovo una curiosità irrestitibile per i fatti anomali del mondo.

Comunque, quello che mi rincuora, è l'immarcescibilità della formula del settimanale. Indifferente al passare degli anni subisce solo minimi cambiamenti, di cui il più grande secondo me, che è anche un segno dei tempi, è che non pagano più le barzellette inedite di "Risate a Denti Stretti" (un'altra opportunità di carriera sfumata...).
Perchè mi rincuora? Da un punto di vista New Age potrei dire perchè ciò dimostra che la perfezione, o cio che più gli si avvicina, esiste ed è raggiungibile. Molto più concretamente perchè rimangono inalterate quelle situazioni surreali, senza tempo e deliziosamente assurde che permeano tutta la pubblicazione (da cui il titolo del post).

Per esempio: il Corvo Parlante. Lo scenario è più o meno sempre lo stesso: una piazza di qualche città. Per non si sa quale motivo un Corvo appollaiato su uno degli alberi invece di gracchiare normalmente, parla. Però, affetto da una gravissima forma di dislessia, spezza e mischia tutte le parole delle sue frasi, che invariabilmente si riferiscono a degli oggetti in giro per la piazza. Come se ciò non fosse già abbastanza strano, tutte le persone presenti in loco stanno lì fermi e attoniti ad ascoltarlo.
Ci sono dei giorni che anch'io parlo come il corvo e di solito non mi caga nessuno.

Ancora meglio è "Il Quesito con la Susi". Questa povera ragazza ogni qualvolta se ne esce con una domanda normalissima deve sorbirsi affermazioni ad incastro che ponderate logicamente gli daranno la risposta. Tipo:

Susi: "Dove andiamo in gita domani?"
Gianni: "Allora, Luca vuol andare al mare. Andrea e d'accordo per il lago e la montagna. Fabio vuole andare solo in luoghi in cui c'è dell'acqua. Matteo non e' d'accordo con Luca. Silvana e' d'accordo con Fabio e in disaccordo con Matteo. Alla fine abbiamo deciso di andare nel posto con più preferenze. Qual'è?"

Che diavolo ha fatto questa povera crista per subire una cosa del genere? Manco chiedesse, chessò, "C'è vita nell'universo?", "Qual'e' il senso della vita?" , "E' dimostrabile l'ultimo teorema di Fermat?". Vuole sapere dove andare in gita? E diteglielo, per la miseria!
Che se poi è un tentativo di Gianni per fare colpo allora possa affermare con una certa sicurezza che la Susi non gliela darà mai.

Chi, invece, aveva capito tutto era il Tenero Giacomo.
Però, ecco, quello l'hanno tolto. :(