sabato 26 gennaio 2008

Cristina Donà @ Alpheus

Infine, ieri, è arrivata l'occasione reale di aprire la stagione concertistica 2008. Un bel concerto dell'inossidabile Cristina, che torna sul luogo del delitto, l'Alpheus, dove me la fece conoscere anni fa Jillian.
La serata non comincia benissimo. Il concerto è previsto per le 22, e data che non c'è stata prevendita, noi (io, Lavi e altra gente) si è già là davanti alle 21 e 30 per essere sicuri di trovare posto. Neanche 10 minuti e comincia la solita pippa del servizio d'ordine, tre più o meno energumeni che spingono e maneggiano un paio di transenne di metallo sbuffando: "Rega', indietro!". Ovviamente la massa di gente appollaiatasi intorno ai cancelli è riluttante all'arbitrario atto di discretizzazione e inquadramento, e reagisce ammucchiandosi ulteriormente. Dopo tre quarti di attesa ci viene data l'opportunità di entrare e acquistare l'agognato biglietto. Bello, siamo i primi. Non proprio i primissimi, però. C'è già un unica sottile linea umana stravaccata sulle barriere antistanti il palco.
Ma il peggio comincia ora. La gestione dell'Alpheus, molto probabilmente per permettere al locale di riempirsi, ci lascia in piedi più di un ora e mezza. Un ora e mezza, verso la fine della quale cominciano a svilupparsi dei casi d'idrofobia d'attesa, intervallati da improvvise illuminazioni ad ogni minimo cenno di spostamento della tenda del palco. I tecnici addetti agli strumenti, che ogni tanto passano, vengono detestati a più riprese dal pubblico. All'apparizione di un tizio con la torcetta che controllava gli effetti qualcuno sbotta: "Volemo Cristina, no 'sto speleologo der cazzo!". Si sta per sfiorare la rivolta.
Poi, finalmente, arriva lei, la Donà.
Se conoscete la Donà solamente attraverso i suoi dischi (e se neanche con quelli, rimediate al più presto) dovete sapere che un suo spettacolo non è solo una gioia per le orecchie perchè non perde un grammo della sua bravura dal vivo, ma anche per il particolare modo che ha di rapportarsi col pubblico. La Donà, cantautrice di altissimo livello alla quale l'unica critica che gli si può muovere è quella di essere troppo simile a sè stessa, gioca col suo pubblico. Ma non è un gioco unilaterale, come per tanti, in cui si comanda il coro o la mossa della folla, bensì un gioco paritario, sul filo del suo umorismo leggero e auto-ironico, volto a dissacrare amabilmente la figura del rocker (a tale proposito, irresistibile il racconto sul buffo scambio telefonico mattutino tra due componenti del gruppo dopo l'infortunio del bassista e ancora di più la digressione sui doppisensi de Nel Mio Giardino).
Comunque, il concerto inizia benissimo e migliora di brano in brano. La scaletta è un'ottima selezione di pezzi nuovi e vecchi e la Donà, alla chitarra acustica amplificata, è coadiuvata da 3 membri dei Peng, una formazione romana, che credo la seguano per tutto il tour. Dopo la prima ora e un quarto, pausa per poi ricominciare, prima lentamente, in versione acustica e solitaria, e poi sempre più ruvida e veloce, tanto da concludere con uno tiratissimo medley nel quale trova spazio pure una insapettata You Really Got Me. C'è spazio anche per l'immancabile tromba vocale, che è uno dei marchi di fabbrica della Cristina da concerto.
Per concludere, uno delle migliori prestazioni live della Donà che io abbia mia visto (e con questa siamo a tre e mezzo).

PS: Rivisto la ragazza col tatuaggio. Troppo caruccia.

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